In questo anno caratterizzato da profondi cambiamenti economici e sociali dovuti all’emergenza Covid-19, l’agricoltura ha saputo confermare la propria centralità e solidità, continuando a garantire ai consumatori disponibilità e sicurezza dei prodotti, anche nei mesi più critici dell’emergenza sanitaria.
In un anno complesso, che ha messo e sta mettendo a dura prova molti settori produttivi, la terra è diventata sempre più attrattiva anche per i giovani. Lo conferma l’analisi di Coldiretti sulle iscrizioni al registro delle Imprese di Unioncamere relativi a settembre 2020. In controtendenza rispetto all’andamento generale del mercato del lavoro, il settore segna infatti un trend positivo, con un +14% del numero di giovani imprenditori in agricoltura. Secondo il rapporto Coldiretti, l’Italia è prima in Europa per numero di under 35 a capo di imprese agricole e allevamenti, con oltre 55 mila addetti. Rispetto al passato, la vera novità è che il settore diventa sempre più attrattivo non solo per i figli di imprenditori agricoli che decidono di prendere le redini delle aziende familiari, ma anche per professionisti provenienti da esperienze e ambiti differenti, che scelgono di investire nel primario (sono i cosiddetti “agricoltori di prima generazione”).
Nell’opinione comune, la campagna torna a essere percepita come un’opportunità per creare occupazione e favorire la crescita professionale, convinzione confermata dall’82% degli italiani, che sarebbe felice se il proprio figlio lavorasse in ambito agricolo (Coldiretti-Ixè).
Un cambio di paradigma in forte discontinuità con il passato, che suggerisce uno sguardo ottimista verso il futuro di un comparto in cui la specificità di conoscenze e competenze, la capacità innovativa e l’attenzione alla sostenibilità ambientale, sociale ed economica, sono fattori sempre più importanti.
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