Gli ultimi giorni di dicembre sono giorni di bilanci. Si tirano le somme dell’anno che giunge alla conclusione e si inizia a pensare a quello in arrivo fissando nuovi obiettivi.
Ci si augura sempre che l’anno nuovo sia più entusiasmante e sereno del precedente, un augurio spesso accompagnato da piccole superstizioni, entrate ormai a far parte della tradizione.
Per il cenone del 31 dicembre è uso comune portare a tavola alcuni alimenti come lenticchie, uva e melagrane. Ma da dove derivano queste credenze?
Le lenticchie sono il must have della tavola di San Silvestro, la forma tondeggiante e piatta ricorda quella delle monete. Nell’antica Roma era usanza comune regalare un sacchetto di lenticchie (detto “scarsella”) ai propri cari, con l’augurio che ogni lenticchia si trasformasse in una moneta. Mangiare le lenticchie è un augurio di ricchezza economica per il nuovo anno.
Anche l’uva è associata alla ricchezza e all’abbondanza: “chi mangia l'uva a Capodanno conta i quattrini tutto l'anno” recita un detto. In Spagna questa credenza è così consolidata da aver dato luogo alla “nochevieja”, una tradizione secondo la quale allo scoccare della mezzanotte si mangiano 12 chicchi d’uva al ritmo dei 12 rintocchi di campana. Chi riesce a mangiarli a tempo avrà un anno ricco e fortunato. Le melagrane, oltre che all’opulenza, sono associate alla fertilità e sono un augurio per chi ha in progetto di avere dei figli nel nuovo anno. Anche i mandarini sono un frutto ricorrente sula tavola del 31 dicembre perché considerati di buon auspicio e di augurio per una lunga vita.