La patata apparve 8.000 anni fa sulle rive del lago Titicaca, tra il Perù e la Bolivia, ma giunse in Europa solo nel 1500, sulle navi dei conquistadores spagnoli.
Non ebbe subito il successo delle altre colture importate dal Nuovo Mondo, come il mais e il pomodoro. Si diffuse infatti in Europa e nel Nord America, ma per secoli non fu accolta da Cina, Giappone e da tutta l’area islamica. Per lungo tempo si è pensato che fosse afrodisiaca o velenosa, che fosse una pianta medicinale, poi il suo impiego si è evoluto fino ai giorni nostri e all'uso che conosciamo oggi.
La patata, originaria dell'altopiano andino, veniva coltivata e selezionata già dagli antichi popoli Inca, che ne conoscevano le numerose varietà e le qualità nutrizionali. Si ritiene che esistessero oltre 3.000 varietà selvatiche, molte delle quali sono state preservate fino a oggi dai discendenti degli Inca e dalle popolazioni indigene locali. Introdotta in Europa dagli esploratori spagnoli nel XVI secolo, la patata venne inizialmente considerata una curiosità botanica e coltivata più per i suoi fiori che come alimento.
Nonostante il suo potenziale nutrizionale, la patata incontrò molte resistenze in Europa: si pensava che fosse poco salutare, velenosa, e che potesse causare malattie come la lebbra. Inoltre, la somiglianza delle foglie della pianta della patata con quelle della belladonna e altre piante tossiche della famiglia delle Solanacee contribuì a generare diffidenza. Solo nel XVIII secolo, grazie all’intervento di agronomi come Antoine Parmentier in Francia, la patata iniziò a essere promossa come fonte alimentare sicura e abbondante. Parmentier utilizzò diversi stratagemmi, come seminare i campi di patate sotto la protezione della guardia reale per attirare l’interesse della popolazione locale e stimolare la diffusione della coltivazione.
La patata si rivelò cruciale in periodi di carestia in Europa, e la sua diffusione aumentò significativamente nei secoli XVIII e XIX. Versatile e nutriente, divenne una delle principali fonti di carboidrati per le popolazioni europee. In Irlanda, la patata divenne la coltura base per la sopravvivenza, fino al devastante fenomeno della "Grande carestia delle patate" (1845-1852), causata dalla peronospora, un fungo che distrusse le coltivazioni e portò alla morte milioni di persone.
Con il tempo, la coltivazione della patata si è diffusa in tutto il mondo, compresa l'Asia e l'Africa, diventando uno degli alimenti di base in molti paesi. Oggi, la Cina è il principale produttore mondiale di patate, seguita da India, Russia e Ucraina. La patata è anche una delle colture più importanti a livello globale, e le sue varietà continuano a essere sviluppate per resistere a malattie, parassiti e condizioni climatiche estreme.
Oggi, la patata è ampiamente consumata in forme diverse, dalle classiche patatine fritte, purè e zuppe alle forme più innovative come le chips e gli snack industriali. Grazie alla sua adattabilità e al suo valore nutrizionale, la patata è considerata una risorsa fondamentale per la sicurezza alimentare globale e per la lotta contro la malnutrizione, soprattutto nelle aree più povere del mondo.